Decreto Salva Casa

La Camera ha approvato il decreto Salva Casa, permettendo una sanatoria a prezzi scontati per la regolarizzazione degli immobili. Dopo aver ottenuto la fiducia con 180 voti favorevoli, 99 contrari e 3 astenuti, il decreto n. 69/2024 ha ricevuto l’approvazione finale con 155 voti a favore, 79 contrari e 9 astenuti.

Il decreto ora passa al Senato per un esame rapido, con la pubblicazione prevista in Gazzetta Ufficiale entro il 28 luglio.

La legge prevede alcune semplificazioni normative, per esempio elimina la necessità di ottenere autorizzazioni per alcuni interventi di edilizia, semplifica le procedure per ottenere le certificazioni in caso di cambio di destinazione d’uso degli immobili, ed estende i cosiddetti limiti di tolleranza, cioè le difformità nella realizzazione rispetto ai progetti originari. Riduce inoltre i requisiti necessari per concedere l’abitabilità di un immobile, rendendo di fatto abitabili e commercializzabili anche i piccolissimi monolocali.

La misura più importante riguarda le procedure di accertamento di conformità. La legge supera il principio della cosiddetta “doppia conformità”: finora per sanare le irregolarità edilizie, anche di piccola entità, bisognava presentare al Comune dove si trova l’immobile dei documenti che attestassero il rispetto delle normative edilizie e urbanistiche in vigore sia al momento della realizzazione della struttura sia al momento della presentazione della domanda di sanatoria. La legge semplifica questo processo e stabilisce che possono essere sanati gli interventi che sono conformi alle norme urbanistiche attualmente in vigore (quelle che stabiliscono se e in quali aree si può costruire) e che erano coerenti con le norme edilizie (quelle che riguardano il modo con cui si costruisce) all’epoca della realizzazione dell’immobile.

La legge aumenta anche i limiti entro i quali le difformità edilizie non vengono considerate degli abusi. Finora queste tolleranze costruttive avevano soglie molto basse, pari al 2 per cento della superficie per tutti gli immobili: se la difformità rispetto al progetto consegnato al Comune riguardava, cioè, più del 2 per cento della superficie dell’immobile, andavano sanate. Ora queste soglie vengono alzate, ma solo per le difformità già esistenti (cioè esistenti al 24 maggio scorso, data di entrata in vigore del decreto). Rispetto alla versione originaria del decreto il parlamento le ha rese leggermente più generose, soprattutto per le case più piccole: per le case con oltre 500 metri quadrati di superficie utile resta valido il limite del 2 per cento, mentre sale al 3 per cento per quelle tra 300 e 500 metri quadrati; al 4 per cento per quelle tra 300 e 100 metri quadrati; al 5 per cento per le case tra 100 e 60 metri quadrati e al 6 per cento per quelle sotto i 60 metri quadrati.

Un’altra misura rilevante e forse quella di cui avranno più percezione i proprietari di casa che devono fare dei piccoli lavori è quella che amplia i tipi di interventi che si possono fare nella cosiddetta edilizia libera, cioè quelli che non hanno bisogno di specifiche autorizzazioni a costruire o titoli abitativi
Vengono semplificate significativamente anche le procedure per ottenere il cambio di destinazione d’uso di un immobile. Rispetto alle norme finora in vigore, con la nuova legge sarà molto più semplice modificare la destinazione d’uso, trasformando per esempio le case private in strutture ricettive.

Un’altra misura che probabilmente avrà effetti sul mercato degli affitti brevi riguarda la riduzione dei limiti dimensionali sotto cui una casa non può essere considerata abitabile. Riguarda cioè le regole per la cosiddetta abitabilità degli edifici, rese meno stringenti con la conversione in legge: per esempio si può certificare l’abitabilità di un immobile con un’altezza minima di 2,4 metri (prima era di 2,7) e una metratura di almeno 20 metri quadrati (prima era di 28).